Dopo aver ucciso i sette Yoma della missione precedente, Teresa decise di passare la notte in una locanda. Il giorno seguente, dentro alla sua stanza, i ricordi della sua infanzia riaffiorarono e successivamente uscì all'ora di pranzo, mentre il locandiere bussava alla sua porta per avvertirla che il cibo era pronto. In piazza incontrò numerose persone, tra le quali un uomo che voleva consegnarle una ricompensa per le sue eroiche gesta, ma la guerriera rifiutò in quanto non era stato quel villaggio a chiederle di svolgere quel servizio e che oltretutto era una cifra troppo bassa in confronto agli Yoma uccisi. Tuttavia, catturò la sua attenzione la ragazzina che era nelle grinfie di uno degli Yoma uccisi, la quale tratteneva con la sua mano destra il mantello della guerriera. Teresa più volte cercò di allontanarla, anche calciandola, davanti agli abitanti del villaggio che ignoravano la bambina perché spaventati dal fatto che avesse vissuto con uno degli Yoma. Alla fine la guerriera decise di andarsene.
Quando ormai giunse la notte, Teresa si apprestava ad accamparsi in mezzo al bosco ma prima di fare ciò, raggiunse la ragazzina che fino a quel momento la stava pedinando. Tutto ad un tratto, la guerriera fu raggiunta da un uomo e successivamente da un altro ancora che aveva già buttato le mani sulla ragazzina, e per il quale si era spaventata al punto tale da tagliargli istintivamente la mano prima di riconoscere che fosse un umano anche lui. Le due furono poi circondate da un gruppo di banditi, ai quali Teresa disse di prendersi cura dell'uomo rimasto ferito. Tuttavia le loro intenzioni erano ben altre, e quando infatti dal loro capo seppero che le claymore non potevano uccidere gli umani, Teresa capì che volevano il suo corpo, e non ci pensò due volte a mostrarlo e "disgustare" tutti i presenti.
I banditi, disgustati, se ne andarono e poco dopo Teresa invitò anche alla ragazzina di andarsene.
